(Ilustrazione: André da Loba)

Le scoperte scientifiche vanno lentamente sostituendo le certezze della fede restituendoci la filosofia del dubbio. Questo è certamente più corretto da un punto di vista naturale,  ma è altrettanto vero che la nostra debolezza umana chiede risposte certe, alle quali la scienza, per principio, non può dare piena soddisfazione.  E se al contempo il Dio dei testi sacri ha sempre più bisogno di reinterpretazioni, da quelle più estreme del jihadismo a quelle più edulcorate delle società capitalistico/finanziarie a quelle sempre più secolarizzate delle chiese istituzionali, si va diffondendo il bisogno di credere, credere, credere. Proliferano così nuovi dei a uso e consumo delle situazioni da cui vengono generati. Proliferano i predicatori sui mezzi di comunicazione, le organizzazioni pronte a dare risposte a ogni dubbio, le fedi usa e getta.  È in questo territorio che il cronista dell’ipotetico s’insinua per sondare questo mondo che sta fra il reale e il nostro bisogno di credere, fra le belle bugie e le brutte verità. Il cronista dell’ipotetico vi racconta storie che danzano fra la rassicurazione del fantastico e l’inquietudine del reale passando attraverso le instabili rappresentazioni che spontaneamente si creano. Sta al lettore e alla sua responsabilità, stabilire dove inizia uno e finisce l’altro.